Fondaco dei Persiani

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La preistoria della traduzione

torre di babele di BRUEGELLa storia della traduzione inizia simbolicamente con la distruzione della mitica Torre di Babele che rappresenta la fine dell’unità linguistica universale. Ogni volta  che popoli di lingue divrse si devono incontrare e si rende necessario stabilire una comunicazione orale o scritta, si ricorre alla traduzione.


L’epoca degli scribi

La storia giunta fino ai giorni nostri narra dell’esistenza della figura professionale del traduttore nella civiltà egizia e in quella mesopotamica già a partire dal 3000 a.C.
I primissimi traduttori sono gli scribi, persone di alto spessore intellettuale che rivestono importanti funzioni ufficiali e amministrative e per questo occupano posizioni di spicco all’interno delle civiltà di appartenenza.
Nella Roma antica la traduzione diventa uno degli strumenti più importanti per facilitare il processo di
assimilazione di altre culture. I primi traduttori che conosciamo sono Livio Andronico, Plauto,
Ennio, per citarne alcuni particolarmente significativi.
All’epoca però lo scopo principale della traduzione è quello di romanizzare quanto più possibile il testo. La traduzione ha l’obiettivo di affinare ed arricchire la lingua latina attraverso l’imitazione dei modelli greci e il modo per ottenere tale risultato è una rielaborazione molto libera in cui l’originale diventa a volte solo lo spunto iniziale. Le traduzioni risultano così opere completamente nuove.

La traduzione della Bibbia

Una parte significativa della storia della traduzione in Occidente ha a che fare con la traduzione dei testi biblici. Le prime traduzioni scritte attestate sono infatti quelle della Bibbia. Un rivoluzionario teorico della traduzione è San Gerolamo, traduttore della Bibbia. Gran parte della teoria e della pratica occidentale della traduzione viene elaborata sotto la spinta dell'esigenza di diffondere i Vangeli in altre lingue. Il primo successore di San Gerolamo può dirsi l'umanista Leonardo Bruni: il De interpretazione recta è il primo moderno trattato sul tradurre. La traduzione nel Medioevo rinuncia allo statuto di attività artistica, la sua importanza è legata alla nascita dei nuovi idiomi nazionali, nonché al contatto con culture extraeuropee, come quella araba. Non è un caso che la Spagna, crocevia delle culture araba, cristiana ed ebraica, abbia la prima vera scuola di traduttori, la scuola di Toledo, dove si distingue Gerardo da Cremona.

Il contributo degli arabi

Alla morte di Maometto, nel 632, gli arabi si espandono in tutta l'Europa e oltre, diventando i principali depositari del sapere occidentale. Molti documenti sono già stati persi con la caduta di Roma ad opera dei barbari, e solo Bisanzio conserva un certo splendore culturale. Avidi di conoscenza, gli arabi si prodigano nella traduzione di moltissimi scritti greci e romani e vi aggiungono le proprie conoscenze in campo scientifico. Fondano molteplici scuole di traduzione a Baghdad e a Cordoba. Grazie a loro, il sapere degli antichi non scompare.

Il classicismo: da d'Ablancourt a Pope

Tra il Seicento e il Settecento la teoria della traduzione è dominata dal gusto francese delle "belle infedeli". Pierrot, traduttore di Tacito, non cerca di riprodurre le parole dell'autore, ma lo scopo è invece quello di ottenere lo stesso effetto che l'autore aveva in mente e di adattarlo al gusto del tempo. D'altra parte in quel periodo non mancano anche i sostenitori della traduzione fedele come Huet che, in un trattato del 1661, sottolinea la necessità di riproporre il testo originale nel modo più preciso possibile.

La traduzione per Goethe, Humboldt, Schleiermacher

Nella Germania romantica il problema del tradurre è questione filosofica e intellettuale. L'esperienza diretta di traduttori porta Goethe, Humboldt e Schleiermacher a considerare la traduzione incontro di culture: la lingua del traduttore deve adattarsi e accogliere la diversità del testo letterario di partenza straniero. Goethe distingue tre generi di traduzione:

il primo è la stretta letteralità (confronto parola per parola) o traduzione prosaica attraverso la quale si fa conoscere l'estraneo dalla nostra prospettiva, deprivando inevitabilmente il testo di partenza delle sue peculiarità e del suo spirito. È comunque una traduzione che rende un grande servizio se si pensa a titolo esemplificativo, alla Bibbia di Lutero;

il secondo è riformulazione (una sorta di autonoma fedeltà) o traduzione parodistica in cui c'è il tentativo di appropriarsi del senso estraneo per raffigurarlo attraverso i propri parametri culturali e linguistici (ad es. le traduzioni francesi cosiddette "belle infedeli");

il terzo è la ri-creazione, sicuramente la modalità più elevata nell' impegno posto in atto per giungere ad una traduzione "paritaria" non contrapposta all'originale, per collocarsi al suo posto riproducendo dialetti, particolarità del ritmo, della metrica e della prosa, per godere dell'opera al massimo della sua originalità. È naturale che quest'ultimo tipo di traduzione abbia incontrato all'inizio grandi resistenze nella misura in cui, nel dare priorità al testo di partenza, si chiede al traduttore e al lettore poi, di orientare la propria lingua verso quella straniera per far sì che l'estraneo si avvicini al consueto…

Il secolo dei lumi

Il secolo dell'Illuminismo e quello della Rivoluzione industriale poi, sono segnati da una proliferazione di traduzioni che tocca tutti i settori, in particolare quelli tecnici e scientifici. Vengono dati alle stampe molti dizionari monolingui e bilingui, generali o specialistici. Tali opere sono a tutt'oggi considerate il fondamento della moderna terminologia. Di straordinaria importanza è poi l'opera di Champollion che nel 1822 svela i misteri della Stele di Rosetta permettendo da lì in poi, di decifrare tutti i geroglifici egiziani.



Dalla penna al word processor

Il XX° secolo è contraddistinto da un generale quanto prodigioso progresso tecnologico. Tra i tanti campi che beneficiano di tale progresso, è senz'altro quello informatico ad influenzare più direttamente il mondo della traduzione. Il computer s'impone fin dalla sua comparsa come principale strumento di lavoro del traduttore. Negli anni successivi la digitalizzazione, le banche dati e soprattutto internet consentono l'accesso immediato a nuove risorse terminologiche le quali, unite allo sviluppo di software di traduzione assistita, rivoluzionano completamente la professione del traduttore.

La metamorfosi continua

Il fenomeno della globalizzazione sta generando una crescente domanda di traduzioni, in particolare nei settori amministrativi e specialistici. In un mercato in cui le frontiere tendono a scomparire, la professione del traduttore, sempre più considerata lavoro di comunicazione, ha delle considerevoli prospettive davanti a sé in una continua metamorfosi.